
Paola Egonu
Dal sogno olimpico al razzismo: Paola Egonu, ospite a a Che Tempo Che Fa, condotto da Fabio Fazio, si è raccontata a 360 gradi, dal trionfo alle Olimpiadi di Parigi 2024 al proprio impegno contro la discriminazione. L’opposto della Nazionale italiana ha ripercorso il cammino che ha portato l’Italia a conquistare la medaglia d’oro, sottolineando il valore dell’unione e della forza del gruppo.
“Credo che insieme alle compagne e allo staff abbiamo scritto la storia. È il sogno che hai da quando sei bambina che ti spinge ad andare avanti. Quasi non ci credo, è ancora un sogno per me”, ha dichiarato la campionessa azzurra. La vittoria ai Giochi, che il gruppo ha scherzosamente ribattezzato “Il torneo della baguette” per alleggerire la pressione, è stato “il coronamento di un sogno di tutta una vita”. “È stato un anno difficile in cui mi sono rialzata più volte da alcune cadute, e questo oro rappresenta la forza di non arrendersi mai”, ha aggiunto Egonu.
Egonu e il ruolo decisivo di Velasco
Egonu ha voluto evidenziare il contributo fondamentale del commissario tecnico Julio Velasco, che ha saputo toccare le corde giuste per permetterle di esprimere al meglio il proprio talento. “Da bambina guardavo Mila e Shiro come tante altre ragazze”, ma il vero cambiamento nella carriera è avvenuto grazie a Velasco: “Il merito del ct Velasco è stato quello di riuscire a parlare a Paola, perché dietro Egonu c’è una ragazza di 26 anni con tante emozioni che sentiva la responsabilità di dover aiutare la squadra in un modo o nell’altro. Mi ha tolto un po’ di responsabilità e mi ha fatto giocare libera, serena e spensierata”. L’allenatore, secondo Egonu, ha saputo ricompattare un gruppo che aveva bisogno di ritrovare la giusta sintonia per lottare insieme verso un obiettivo comune..
“Il razzismo c’è, non dobbiamo smettere di parlarne”
Un tema molto caro alla pallavolista è quello del razzismo, che ha voluto affrontare con grande sincerità durante l’intervista. “Ho l’onore di essere un’atleta privilegiata, ma so che il razzismo ancora c’è. Anche se non direttamente su di me, so che ancora c’è. Fin da piccola i miei mi hanno sempre detto che avrei dovuto lavorare il doppio, mi ha accompagnato per tutta la vita”, ha raccontato. Ha inoltre spiegato come, in passato, avesse scelto di non parlare più di certe discriminazioni, ma oggi ritiene sia fondamentale sensibilizzare sul tema.
Dopo un episodio di razzismo aveva deciso di lasciare la Nazionale, ma poi ha capito che di poter dare un messaggio importante con la sua presenza in campo. Egonu ha condiviso un episodio significativo della sua infanzia: “I miei genitori mi dicevano di non mettere le mani nella borsa al supermercato perché qualcuno avrebbe potuto pensare che stessi rubando”. Un monito che evidenzia le difficoltà quotidiane affrontate da chi, come Paola, ha dovuto combattere contro sciocchi pregiudizi radicati.
“Le nuove generazioni non percepiscono la diversità come un nemico e spero che essere riuscite a portare a casa la medaglia d’oro con la nazionale possa far capire che l’unione vince”, ha aggiunto Egonu, evidenziando il valore simbolico della vittoria azzurra.
Egonu e Save The Children
Durante l’incontro con Save The Children a Milano, ha avuto modo di ascoltare le esperienze di ragazzi e ragazze che si trovano a vivere queste difficoltà ogni giorno. “Mi hanno parlato di questa difficoltà, questo dispiacere nel doversi far forza nella diversità, è un argomento che mi sta molto a cuore. Nel passato ho smesso di parlarne perché pensavo di non esserne in grado di parlare per non ferire nessuno, ma credo che sia molto importante”, ha spiegato, ribadendo la volontà di continuare a essere una voce per chi affronta discriminazioni.
Il messaggio di speranza di Egonu
Paola Egonu ha concluso la sua intervista con parole che vanno oltre lo sport, rivolgendosi a chiunque si trovi a dover lottare per il proprio posto nel mondo. “Credo sia molto importante sensibilizzare su questo tema”, ha ribadito. “L’unione funziona, l’unione vince”, è il messaggio di Paola, valido dai palcoscenici delle finali olimpiche alla vita quotidiana. Il suo percorso, dentro e fuori dal campo, continua a essere un simbolo di forza e determinazione, un messaggio potente che va oltre la pallavolo.