
ADDIO SILVIO: LE SUE FRASI PIÙ ICONICHE
Silvio Berlusconi si è spento questa mattina all’ospedale San Raffaele di Milano dopo una lunga malattia. 86 anni, molti dei quali passati nel calcio, soprattutto come presidente, prima del Milan, poi del Monza. Un ruolo interpretato a modo suo, spesso fuori dagli schemi con uscite pubbliche ritenute a tratti inopportune, ma sempre schiette, condite un filo di ironia che le hanno rese storiche. Andiamo a vedere alcune delle sue frasi più iconiche.
VAN BASTEN, SIMBOLO DELLA BELLEZZA DEL CALCIO
“La storia del mio Milan è fatta di grandi campioni, che hanno fatto sognare ogni tifoso, compreso il sottoscritto” disse Berlusconi in un’intervista del 2020 al Corriere della Sera . “Con i miei ‘ragazzi’ si è sempre instaurato un rapporto personale di stima e di affetto. Il migliore giocatore? Difficile dirlo. Se proprio devo indicarne uno, scelgo Marco Van Basten, simbolo della bellezza del calcio come lo intendo io. Un protagonista leggendario che lasciò un vuoto incolmabile quando troppo presto dovette abbandonare i campi di calcio”.
MALDINI E BARESI COME FIGLI
Un rapporto quasi paterno con molti dei suoi giocatori. Se Van Basten lo ha fatto innamorare calcisticamente, con Maldini e Baresi si era instaurato un rapporto speciale. I due difensori erano i suoi uomini in campo. “A Maldini voglio molto bene, è figlio e padre dei giocatori del Milan. Voglio bene a tanti del mio Milan. A Gullit, a Van Basten. Il più grande? Baresi, giocatore fantastico. Uomo di onestà incredibile, amato e rispettato da tutti, anche dagli avversari”.
MARADONA, IL RIMPIANTO
In occasione della partitissima Napoli-Milan dello scorso 2 aprile, Silvio Berlusconi intervistato da La Gazzetta dello Sport parlò di Maradona. “Non averlo preso resta un rimpianto profondissimo, e non solo perché Maradona è stato il più grande giocatore della sua generazione. Era una persona fragile, forse la disciplina e l’attenzione ai singoli che c’era nel mio Milan lo avrebbero aiutato a evitare alcuni errori. Per quel giorno, parlando con lui, mi resi conto di una cosa: Maradona era Napoli, era il simbolo e la bandiera del più grande Napoli della storia, almeno fino a oggi. Le bandiere non si comprano e non si spostano. Sarebbe stato come prendere il cuore di un’intera città e trasferirlo a Milano. Sarebbe stato ingiusto, non si poteva fare. Lo stesso Diego, che aveva una grande sensibilità, condivideva questa valutazione”.
IL MILAN DEVE GIOCARE CON ALMENO DUE PUNTE
Nonostante per conflitto di interessi Berlusconi dovette lasciare la carica da presidente nel biennio 2004-2006, non rinunciò a dire la sua sulla squadra e sul modulo utilizzato dall’allenatore Carlo Ancelotti. “Manderò una lettera: da lunedì qualsiasi tecnico del Milan sarà obbligato a giocare con almeno due punte. Non è una richiesta, è un obbligo”. Poi ancora: “Si parla del Milan di Sacchi, di Zaccheroni e di Ancelotti e non si parla mai del Milan di Berlusconi. Eppure sono io che da 18 anni faccio le formazioni, detto le regole e compero i giocatori […] Sembra che non esista”.
EURO 2000: LE CRITICHE PESANTI AL CT DINO ZOFF
Che Ancelotti non si rammarichi troppo. Le critiche agli allenatori sono sempre state presenti nella carriera da presidente di Silvio Berlusconi. Ne sa qualcosa Dino Zoff, ct dell’Italia agli Europei del 2000. “Da Zoff sono arrivate delle scelte indegne: Zidane era sempre libero di creare gioco, non si poteva non vederlo. Lo avrebbe visto anche un dilettante e noi avremmo vinto. D’altra parte, l’intelligenza e l’arguzia o si hanno o non si hanno. Sono veramente indignato. Si doveva mettere uno come Gattuso su Zidane. Sarebbe bastato questo per vincere”.
D’altra parte, il miglior allenatore per Berlusconi sarebbe stato proprio lui.
(Credits: Getty Images)
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