Domenica alle 16.15 il Camp Nou tornerà a mettere l’abito migliore: c’è Barcellona-Real Madrid. Oggi, con lo strapotere della Premier League e l’addio di Messi che ha fatto seguito a quello precedente di Cristiano Ronaldo, la partita non rappresenta più il top assoluto del calcio mondiale dal punto di vista strettamente tecnico. Ma in Europa, come fascino, non c’è derby o altra rivalità che tenga: il Clasico le batte tutte.
BARCELLONA-REAL MADRID, LA POLITICA NEL PALLONE
Barcellona-Real Madrid non può essere e non potrà mai essere una partita come le altre, semplicemente perché non è soltanto questione di fede calcistica, di essere su una sponda o sull’altra di una città, ma investe l’identità del cittadino. Madrid è la capitale di Spagna e il Real ne è l’espressione: lo è oggi e lo era anche ai tempi di Francisco Franco, e poco importa se il dittatore in realtà facesse il tifo per l’Atletico o semplicemente per nessuno. Barcellona è la capitale della Catalogna, che ha chiesto pochi anni fa l’indipendenza con un referendum, il Barcellona, come da slogan, è “mes que un club”, più di un club. È, appunto, espressione dell’alterità catalana: è tutto ciò che non è il Real Madrid.
BARCELLONA-REAL MADRID, TUTTO PARTE DA DI STEFANO
Il primo Real Madrid-Barcellona è datato 13 maggio 1902, non aveva carattere ufficiale, e vinsero 3-1 i catalani contro una squadra che era nata da pochissimo. Segnò anche Joan Gamper, che il Barça l’aveva fondato. Se ne giocheranno tanti altri fino agli anni 50, ma è solo con Alfredo Di Stefano che la rivalità tocca i picchi più alti, perché fu proprio l’ingaggio dell’argentino a tessere un intrigo mai pienamente svelato tra calcio e politica. Quello che si sa è che, regole di altri tempi (ma non troppo, considerando i fondi di oggi) la Saeta Rubia apparteneva a due club, il River Plate e il Millionarios di Bogotà: il Barça strinse l’accordo con i primi, il Real con gli altri e la federazione decise che Di Stefano avrebbe giocato un anno a Madrid e un altro in Catalogna, a stagioni alterne. Cosa che non avvenne mai. Perché il Real si tenne stretto quello che all’epoca era il miglior giocatore del mondo e che insieme ad altri fenomeni, da Gento a Puskas, avrebbe portato cinque Coppe dei campioni consecutive. Nel 1959 Di Stefano mise anche la firma sulla semifinale d’andata con il Barcellona con una doppietta. Il suo record di gol nei Clasicos, 18, sarebbe stato battuto molti anni dopo solo da Leo Messi (26). E i tifosi del Barcellona non perdoneranno mai quello che all’epoca considerarono uno “scippo”, voluto da Franco affinché a livello internazionale la grandezza del calcio spagnolo fosse associata a Madrid, la capitale, e non a Barcellona.
BARCELLONA-REAL MADRID, LA PARTITA DEI FENOMENI
Cruijff, Butragueño e la sua “quinta”, Romario e Stoichkov, i galacticos Zidane, Beckham, Ronaldo: Barcellona e Real Madrid hanno dato la maglia a una serie infinita di fenomeni e dato vita a una serie infinita di partite spettacolari che oggi, stando ai numeri, sono in sostanziale equilibrio con 98 vittorie dei blancos, 95 dei blaugrana e 52 pareggi nelle 245 sfide ufficiali disputate. Anche i titoli conquistati, tra campionati e coppe, più o meno si equivale: 97 per il Barça e 95 per il Real che però in Liga è avanti 36-24. Questi sono i numeri e poi c’è la prosa e c’è la poesia, perché prima abbiamo citato i fuoriclasse, ma abbiamo tralasciato Figo e abbiamo omesso il duello Messi-Ronaldo. Del primo ricordiamo la testa di maiale lanciata dagli spalti del Camp Nou contro il “traditore” che aveva lasciato il Barça per sposare il Real; di Leo e CR7 potremmo pubblicare una serie tv di almeno nove stagioni, tante quante ne ha vissute il portoghese in Spagna, e forse non basterebbero. Di tutti i duelli restano in mente soprattutto quelli con Guardiola e Mourinho in panchina, altra sfida nella sfida, con il 5-0 blaugrana del 29 novembre 2010, e l’1-2 targato Ronaldo (che aveva già deciso la finale di Coppa del Re della stagione precedente) del 21 aprile 2012, mentre Messi, con il gol del definitivo 3-2, regalò al Barça il pass per la finale di Champions nella primavera del 2011. Ecco, tra le tante partite di una storia infinita, forse manca la più bella: una finale di Champions. In attesa, domenica gustiamoci il Clasico numero 246.
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