
Sinner Atp Finals 2024
Il numero uno del tennis mondiale, Jannik Sinner, si trova al centro di una vicenda giudiziaria che potrebbe avere ripercussioni importanti sulla sua carriera. Il caso legato alla sua positività al Clostebol non si è ancora chiuso: il 16 e 17 aprile, il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna valuterà il ricorso della WADA, che chiede una revisione della decisione iniziale che aveva scagionato il tennista italiano. Secondo l’avvocato Angelo Cascella, esperto di diritto sportivo internazionale ed ex membro del TAS, la questione è tutt’altro che scontata.
L’analisi di Cascella: “La sostanza è stata trovata”
In un’intervista rilasciata a L’Identità, Cascella ha chiarito gli aspetti chiave della vicenda, sottolineando che il dato oggettivo non può essere ignorato: “Il risultato delle analisi è oggettivo ed è pacifico che una sostanza vietata sia stata trovata nel corpo dell’atleta”. Questo significa che, indipendentemente dalla quantità rilevata – 86 picogrammi per millilitro il 10 marzo a Indian Wells e 76 il 18 marzo –, la semplice presenza del Clostebol nel sangue di Sinner costituisce una violazione del regolamento antidoping.
Il punto cruciale, però, riguarda la responsabilità oggettiva dell’atleta. Cascella ha spiegato che “non è contestata la mala fede di Sinner”, il che esclude il rischio di una squalifica fino a quattro anni. Tuttavia, la WADA ha deciso di portare il caso al TAS chiedendo una sospensione da uno a due anni per negligenza, sostenendo che l’atleta sia comunque responsabile di ciò che entra nel proprio organismo. “Il fatto che la quantità dopante non abbia modificato la prestazione sportiva di Sinner non conta ai fini della eventuale squalifica. Se è vietato assumere lo steroide anabolizzante, e questo c’è nel corpo dell’atleta, è un riscontro oggettivo e potrebbe essere sanzionato”, conclude Cascella.
Sinner, l’errore dello staff e il nodo della negligenza
L’origine della positività di Sinner è stata individuata nell’uso accidentale di uno spray per la cura di una ferita da parte del fisioterapista Giacomo Naldi, acquistato a Bologna dal preparatore atletico Umberto Ferrara. Naldi ha dichiarato di non aver letto l’etichetta del prodotto, mentre Ferrara era consapevole che lo spray contenesse Clostebol, ma non ha informato l’atleta “La sostanza vietata è entrata nel suo organismo tramite il massaggio del fisioterapista Giacomo Naldi, che si curò una ferita con uno spray che fu acquistato dal preparatore atletico Umberto Ferrara in una farmacia di Bologna. Sinner, però, deve superare la negligenza contestatagli in quanto l’atleta è responsabile anche dell’operato dei propri collaboratori. Per questo la Wada, ricorrendo al Tas, chiede una squalifica da 1 a 2 anni”.
Secondo Cascella, questa situazione mette in evidenza un elemento determinante nel giudizio del TAS: “L’atleta è responsabile dell’operato dei propri collaboratori”. Nonostante Sinner abbia licenziato Naldi e Ferrara qualche tempo dopo la scoperta della positività, il principio della responsabilità oggettiva potrebbe comunque essere applicato. E se l’ITIA ha assolto Sinner, per Cascella “Potrebbe non essere sufficiente, perché il collegio dell’ITIA era composto da medici, mentre chi giudica dev’essere un esperto di legge. Intendiamoci, non auspico la squalifica del nostro campione, ma analizzo oggettivamente il caso”.
Confronti con altri casi e il rischio di squalifica
Il caso di Sinner non è isolato nel panorama sportivo. Cascella ha ricordato il precedente della tennista polacca Iga Swiatek, numero due al mondo, che ha ricevuto una squalifica di un mese dopo essere risultata positiva alla trimetazidina per contaminazione da un farmaco per il jet lag. Un altro caso significativo è quello della sciatrice norvegese Therese Johaug, che nel 2016 fu sospesa per 18 mesi dopo aver assunto inconsapevolmente Clostebol tramite una crema prescritta dal medico della squadra. Una curiosità sul caso Joahug: uno dei giudici del TAS, in occasione di quella condanna, era Jeffrey Benz, inizialmente ipotizzato come giudice scelto da Sinner per il proprio caso, e poi sostituito da John Dyson.
La situazione complessiva, e le parole di Cascella, evidenziano proprio questo rischio: il TAS potrebbe stabilire che Sinner non ha fatto abbastanza per evitare la contaminazione e punirlo con una sospensione. Il codice WADA stabilisce infatti che gli atleti non possono eludere la responsabilità semplicemente attribuendo l’errore al proprio staff.
Il confronto con Swiatek
Sulla responsabilità oggettiva, Cascella prende ad esempio il recente caso Swiatek: “Pensiamo al recente caso della tennista polacca Iga Swiatek, numero due al mondo. Ha accettato la squalifica di un mese inflittagli dall’ITIA per positività alla trimetazidina in un controllo al di fuori delle competizioni ad agosto. I giudici hanno ritenuto credibile la tesi difensiva, secondo cui la positività derivava dalla contaminazione di un farmaco a base di melatonina venduto in Polonia senza prescrizione medica, assunto per problemi di jet-lag. La violazione c’è stata, non era intenzionale, la squalifica è stata minima”.
Quali scenari per Sinner?
Se il TAS dovesse accogliere il ricorso della WADA, Sinner potrebbe trovarsi di fronte a una sospensione che lo allontanerebbe dai campi per un periodo compreso tra uno e due anni. Questo avrebbe ripercussioni non solo sui tornei a cui partecipa, ma anche sui suoi contratti di sponsorizzazione e sull’immagine pubblica.
D’altro canto, la difesa di Sinner si baserà sulla totale accidentalità dell’evento e sul fatto che l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) aveva già ritenuto il tennista non colpevole. Resta da vedere se il TAS confermerà questa linea o se, al contrario, applicherà una sanzione più severa. A meno che, sostiene Cascella, “non prevalgano circostanze come per l’ex giocatore dell’Atalanta José Luis Palomino, che si infettò accarezzando il suo cane che aveva portato al canile e che a sua insaputa fu curato con una pomata a base di prodotti dopanti”, ma con una differenza significativa: “Per Sinner, invece, è stato il suo staff a contaminarlo e l’atleta di questo potrebbe rispondere”.
Il caso Sinner si avvia a un momento decisivo, con un’udienza che potrebbe segnare una svolta nella sua carriera. Cascella, con la sua esperienza nel diritto sportivo e come ex membro del TAS, ha lanciato un monito chiaro: la possibilità che Sinner venga squalificato è concreta. Resta ora da vedere se la difesa dell’atleta riuscirà a evitare una sanzione che potrebbe compromettere la sua stagione e la sua scalata nel tennis mondiale.
(Credits: Getty Image)