Che il calcio sia lo sport di tutti, ma non per questo a portata di tutti, non serve scoprirlo oggi, con il mondo affaccendato in tutt’altre questioni. Provate a chiedere però a una donna come ci si sente ad essere considerata una calciatrice di serie B. Anzi, si potrebbe dire di serie D, perché quello è il livello nel quale si ritrova confinato oggi il calcio femminile.
Un tabù destinato ad essere infranto tra qualche mese, poiché a partire dalla stagione 2022-23 anche l’ambito femminile verrà equiparato a quello maschile, rientrando nella sfera del professionismo. Una conquista non da poco, che seppur sarà comunque legata a cifre molto inferiori rispetto a quelle intascate dai colleghi maschi, certo dimostra quanto il settore abbia fatto passi da gigante negli ultimi anni.
E in Italia se c’è un personaggio che ha contribuito più di ogni altro alla crescita del movimento altri non potrebbe essere, se non Sara Gama. Che a 33 anni può dire di aver vinto la sua partita più importante: rendere il calcio femminile uno sport e una professione a 360 gradi, di quelle per cui vale la pena investire tempo e passione, inseguendo i propri sogni.
UNA VITA IMPEGNATA ANCHE DIETRO LA SCRIVANIA
I sogni di Sara hanno sempre fatto rima col pallone. E sarà forse per quei tratti così particolari che il grande pubblico, non solo quello degli appassionati (e delle appassionate) in senso stretto, ha saputo immedesimarsi in lei e riconoscere qualcosa che esuli dal puro e semplice lato sportivo. Una ragazza a tutto tondo, oggi fiera capitana della Juventus e della nazionale, con la quale nel 2019 ha fatto innamorare gli italiani arrivando per la prima volta nella sua storia a giocarsi un quarto di finale in un mondiale.
Lei, Sara da Trieste, classe 1989, padre congolese e mamma triestina, in Francia (la sede del torneo) era già transitata qualche stagione prima indossando la maglia del PSG, e a pensarci bene quell’avventura fu simile a un cerchio che si stava per chiudere, ma la cui parabola non per questo era terminata. Ma quella vetrina le consentì di far sentire la voce di un movimento che cominciava a sentirsi stretto nei meandri del mondo dilettantistico, e che grazie anche al suo lavoro come vice presidente dell’Associazione Italiana Calciatori e consigliera FIGC oggi assume una vesta nuova e ancor più rilevante.
QUELL’AMORE CON IL CALCIO SBOCCIATO DA BAMBINA
La scintilla per il calcio nella piccola di casa Gama è sbocciata prestissimo, tanto che già all’età di 10 anni Sara è impegnata nel settore giovanile dello Zaule Rabuiese, una squadra dell’hinterland triestino. Di lei si accorge il Tavagnacco, storica realtà friulana che ha visto nascere tanti talenti rosa, e dopo un triennio nel quale si affaccia sul palcoscenico nazionale arrivano le chiamate di Chiasellis e nel 2012 del Brescia, dove Gama diventa una dei punti fermi anche della nazionale, gruppo del quale fa parte praticamente da quando ha 17 anni e con il quale nel 2008 vince il titolo europeo Under 19.
Il trasferimento al PSG nel 2013 è il coronamento di una carriera costantemente in progress: esordisce pure in Champions League, anche se un infortunio la obbliga a trascorrere tanto (troppo) tempo in infermeria. La decisione di tornare in Italia, due anni dopo, è figlia anche della consapevolezza di ritrovare le sensazioni giuste dopo un biennio esaltante, ma condizionato dai problemi. Con le Rondinelle conquista il primo scudetto, ma resta solo una stagione, perché nel 2017 arriva la chiamata della Juventus e il richiamo per Sara è troppo forte. Anche perché la Juve comincia a dominare anche in campo femminile: quattro scudetti di fila, una Coppa Italia, tre supercoppe. A tutto questo aggiunge 128 presenze in azzurro, una storia che pure non ha ancora visto scritta la parola fine.
MODELLO PER LE GENERAZIONI FUTURE
Oltre ad essere un’ottima calciatrice, roccioso difensore centrale (ma all’occorrenza sa adattarsi anche in altre zone del campo), Sara è diventata ben presto una testimonial non solo del calcio femminile, ma più in generale dello sport italiano, esempio di perfetta integrazione. Tanto che nel 2018 la Mattel, la famosa azienda che produce Barbie, ha deciso di inserirla tra le 17 personalità internazionali (e unica italiana) che più di altre hanno saputo diventare fonte di ispirazione per le generazioni di ragazze del futuro.
Lo ha fatto con un modellino di Barbie appunto ispirato alla calciatrice juventina, nell’ambito della collezione speciale “One of a kind”. I riconoscimenti però sono arrivati anche dal mondo del calcio: nel 2020 il The Guardian l’ha inserita tra le 100 calciatrici più forti al mondo, e in generale anche oggi che ha 33 anni è considerata la miglior giocatrice italiana in attività. Lei, consapevole dell’importanza del ruolo di cui il movimento l’ha insignita, continua a far parlare di sé ma al solo scopo di far conoscere il calcio femminile, dando forza a tante ragazze e spronandole a inseguire il loro sogno. Fuori dal campo è riservatissima, ma gli basta essere se stessa quando indossa il bianconero o l’azzurro per rendere partecipe il mondo intero di una meravigliosa storia di vita e di sport.
(Credits: Getty image)